Il programma degli eventi di febbraio del progetto "DUINO, TRIESTE 1954"
Prosegue con importanti iniziative nel mese di febbraio il Progetto “Duino, Trieste 1954” da Duino a Muggia coordinate dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis con il sostegno della Regione Fvg sul Bando dedicato a iniziative culturali legate alle celebrazioni del settantennale del ritorno della città di Trieste all’Italia.
Lunedì 3 febbraio alle ore 18.00 presso il Centro CommercialeMontedoro Freetime di Muggia, alla presenza delle autorità l’inaugurazione della Mostra “Muggia, Duino, Trieste 1954 – i giornali dell’epoca” con una introduzione storica degli eventi che si susseguirono da ottobre a novembre 1954. La mostra è realizzata con la collaborazione del Comune di Muggia.
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Venerdì 7 febbraio alle ore 18.00 presso il Museo d’arte moderna “Ugo Cara” a Muggia in concomitanza con la mostra “Città Nascoste – atlante dei campi profughi di Trieste (1947 – 1975) il primo dei due Concerti commemorativi del Coro Ana Nino Baldi “Trieste nel mio cuore”.
Lunedì 10 febbraio alle ore 17.00 al Villaggio del Pescatore (Ts) deposizione della Corona presso il Monumento dedicato ai Pescatori dell’Istria e a seguire presso la Sala Parrocchiale vicino alla Chiesa la presentazione del filmato e del volume “Rotta 230” Ritorno alla Terra dei Padri – Diari di Bordo” in collaborazione con il Comune di Duino Aurisina, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il Gruppo Speleologico Flondar
Mercoledì 12 febbraio alle ore 17.30 presso lo Spazio Cultura di Borgo San Mauro – l’inaugurazione dell’estratto della mostra “Istria Ricordi”. Istria, ricordi è il progetto di una mostra dedicata alla storia della nascita del Borgo San Mauro e del Villaggio del Pescatore.
Mercoledì 12 febbraio alle ore 18.00 presso il Ristorante San Mauro alla presenza dello storico Lorenzo Salimbeni la presentazione del volume “Dove l’Italia non potè tornare 1954/2004 di Italo Gabrielli in collaborazione con il Comune di Duino Aurisina, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e l’Associazione Italo Gabrielli per la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Istria Aps
Gli eventi coordinati dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis con il sostegno della Regione Fvg e il patrocinio del Comune di Duino Aurisina e il Comune di Muggia vede la collaborazione con l'Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, l’Associazione Italo Gabrielli per la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Istria APS, del Comitato 10 Febbraio, del Gruppo Culturale e Sportivo Ajser 2000, del Comitato di Borgo San Mauro, del Gruppo Speleologico Flondar, del Lions Club Duino Aurisina.
“Dove l’Italia non potè tornare 1954 – 2024 di Italo Gabrielli
Presentazione della ristampa dall’originale
Trieste e la Venezia Giulia, liberate nel novembre 1918 dalla dominazione austro-ungarica, e poi annessi all’Italia, rimasero effettivamente uniti alla Patria fino all’8 settembre 1943. Subito dopo per queste terre di confine iniziarono tragiche vicende che gli altri italiani, coinvolti dalla catastrofe nazionale, non conobbero nella loro complessità. Governi e mezzi d’informazione stesero un velo di silenzio sugli eventi giuliano-dalmati del dopoguerra: soprattutto furono ignorati la continuazione delle persecuzioni jugoslave e gli Accordi ed i Trattati di cui ben poche clausole erano rispettose dei diritti dei cittadini italiani del confine orientale. Queste sono state disattese o cancellate da altri Accordi. Il 26 ottobre 2004 ricorre il 50° anniversario del ritorno dell’Italia a Trieste.
Dopo mezzo secolo, chi lo visse ricorda ancora quel giorno in cui le nostre lacrime di gioia per la fine di un’attesa durata undici lunghi anni si mescolavano con l’abbondante pioggia, che non ci impediva di applaudire festosamente bersaglieri e marinai sulle rive, nelle strade e nella Piazza dell’Unità d’Italia. La nostra felicità era però turbata da altre grosse nubi. Eravamo preoccupa ti per la sorte dell’ultimo lembo, il territorio Nord-occidentale dell’Istria non annessa alla Jugoslavia di Tito il 15 settembre 1947.
In quella data, il Trattato di pace aveva ceduto tutta la Venezia Giulia e cioè gran parte delle Province di Trieste e di Gorizia, Pola e Fiume con le loro Province, incluse le isole di Cherso e Lussino, e la città di Zara in Dalmazia. L’Italia perdeva, oltre ai capo luoghi, le ridenti cittadine di Parenzo, Orsera, Rovigno, Fasana, Valle, Dignano, Pisino, Montona, Portole, Abbazia, Albona, Fianona, ecc. Erano stati staccati dall’Italia anche Trieste con il territorio da Duino a Cittanova d’Istria, per istituire il “Territorio Libero di Trieste” (TLT), che si trovava già diviso in Zona A, occupata dal Governo militare anglo-americano e Zona B da quello jugoslavo.
Cinquant’anni fa l’Italia, la Jugoslavia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna decisero, con il Memorandum d’Intesa di Londra, di restituire, nemmeno integralmente, la Zona A all’amministrazione italiana, col ritiro delle truppe allea te, e di trasformare l’occupazione militare della Zona B in “amministrazione civile” jugoslava. In tale Zona, occupata già dal maggio 1945, sono situate le ridenti cittadine già indiscutibilmente italiane di Capodistria, Isola, Pirano, Umago, Cittanova, sulla costa, e nell’interno Buie.
Il Memorandum definiva tali modifiche come una “sistemazione pratica”, ma Autorità romane e locali garantirono che si trattava di una soluzione provvisoria, in attesa dell’immancabile giustizia in un imprecisato domani. Tutti i giuliani conoscevano allora le violente persecuzioni alle quali gli jugoslavi avevano già sottoposto i cittadini, sia dei territori ceduti, sia della Zona B, creandovi un’atmosfera di terrore, e sapevano come i diritti umani e gli stessi Trattati ed Accordi fossero stati violati.
La condanna di tale comporta mento jugoslavo, in un territorio ripetutamente confermato di maggioranza italiana, era stata registrata per la Storia dalla Dichiarazione Tripartita del 20 marzo 1948. Con questa gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, proponevano di porre fine alle persecuzioni, restituendo all’Italia l’intero Territorio Libero. Ma il Documento restò una buona intenzione e le violenze continuarono.
Non si poteva perciò illudersi, nel 1954, che l’atmosfera potesse migliorare nella Zona dove rimaneva la Jugoslavia, sia pure con una “amministrazione civile” e con l’impegno sottoscritto a rispettare i diritti umani, sotto il controllo dell’ONU. Il timore di quel 26 ottobre divenne presto realtà.
Ai 300.000 esuli dai territori già ceduti ed a quelli che già avevano lasciato la Zona B si aggiunse la maggioranza dei suoi cittadini, che avevano resistito eroicamente per 10 anni. Furono così circa 50.000 gli esuli dalla Zona B, che vennero sventagliati anch’essi in Italia ed in tutto il mondo. In questo libretto è riassunta molto brevemente la particolare storia di queste terre, i motivi per cui gli italiani non poterono ritornarvi né 50 anni fa, né successivamente, per far conoscere i principali eventi come sono stati sofferti dall’intera popolazione di italiani, ai quali è stato negato il promesso plebiscito.
I lettori, incontrando un esule istriano, fiumano o dalmata, capiranno quale sia stato il suo calvario, quanto sopravviva in lui il dolore per aver lasciato la terra dove sono rimaste le sue radici e l’amarezza per lo scarso impegno dei Governi a difendere i suoi diritti. Anche oggi, come cinquant’anni fa, il ricordo gioioso del ritorno dell’Italia a Trieste è unito alla sofferenza per la perdurante violazione, a danno di tanti italiani, del diritto di vivere nella propria terra, dove né l’Italia né gli italiani poterono ritornare
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