Si posteggia comodamente l’automobile presso la stazione ferroviaria di Monfalcone, facilmente raggiungibile dalla strada provinciale che proviene da Trieste, poi si prosegue a piedi, seguendo la cartellonistica del Parco Tematico della grande Guerra. Si raggiunge così in circa mezz’ora la cima “121″ di Pietrarossa. Percorsi alternativi dal parcheggio sono notevoli dal punto di vista storico: la Quota “Enrico Toti”, Doberdò del Lago, la rocca di Monfalcone o il lago di Pietrarossa. Un percorso completo veloce a tutti i luoghi necessita un buon passo, ma una visita approfondita non può essere fatta in una giornata.
Il Parco tematico della Grande Guerra di Monfalcone è un progetto ambizioso in continua evoluzione e la sua visita è qualcosa di incredibile che colpisce nel profondo il visitatore, per sempre. E’ conveniente essere in compagnia per ragioni di sicurezza, in particolare se si decide di avventurarsi nei ricoveri coperti o grotte e sempre con attrezzature (torce) e indumenti adeguati. Si ha l’impressione di camminare nella storia: quella della Grande Guerra. Centinaia e centinaia di percorsi in trincea blindate, postazioni in cemento armato, percorsi tematici ben ricostruiti nei dettagli . Manufatti descritti, faticosamente riscoperti, riscavati o ricostruiti da volontari. Si ha sempre l’impressione di essere circondati da vecchi fantasmi: le scritte incise nella pietra sono ancora li, asettiche quando indicano una posizione, ma impressionanti quando gridano incise le voci dei soldati “W La PACE”.
Impressiona nel camminare nelle trincee l’estensione, la dimensione, la profondità del campo di guerra. Cosa vissero veramente i ragazzi soldato di venti anni tra il 1915 e il 1918 non ci sarà mai dato da sapere, nonostante tutti i libri che tentano di raccontarlo. Tuttavia percorrere questi luoghi è come fare un viaggio nel tempo e vi assicuriamo che questo viaggio è altamente istruttivo, soprattutto per i più giovani: permette di apprezzare la pace, mediante la forza delle immagini con una semplice passeggiata, immersi nella natura.
Il paesaggio che si incontra oltre i bordi delle trincee è quello lunare, carsico di allora: di pietra calcarea e terra rossa a volte brullo e desolato, inquietante, ma ormai sempre spesso più coperto di una fitta vegetazione di Pino e Sommaco, si cammina per ore nelle trincee e ci si perde nel loro intrico, si accede a gallerie attrezzate e a volte nel continuo serpeggiare dei percorsi ci si confonde e si rimane disorientati, ma è solo una impressione, basta uscirne che le vie del ritorno sono ben indicate. Una visita a questi luoghi vale più di cento libri. Si esce con l’impressione di aver guadagnato e perso contemporaneamente qualcosa. Una sensazione strana da raccontare: un misto di tristezza, gioia e un senso di libertà.
Quota 121 merita una particolare sosta e una visita attenta in quanto ospita la fedele ricostruzione di un pezzo di fronte austriaco di prima linea. Quota 121 era allora un poderoso baluardo austriaco conquistato dagli italiani solo dopo sanguinosi assalti all’arma bianca. A bordo delle trincce esistenti e originali fatte di roccia e terreno argilloso sono stati ricostruiti nel dettaglio, sulla base di disegno originali, tutti quegli elementi che completavano quelle posizioni: sacchi a terra, elementi di rinforzo a graticcio, tettoie rinforzate, blindature ritrovate negli scavi, cavalli di frisia, reticolati e inoltre posizioni per lanciafiamme.
La nostra gita si è ovviamene conclusa in una gustosa trattoria per il recupero delle calorie faticosamente smaltite. Alla prossima!
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