La
vigilia di Natale del 1914, durante la prima
guerra mondiale, nella regione di Ypres (Belgio),
i soldati tedeschi iniziarono a decorare con
candele accese gli alberi della zona
intorno alle loro trincee.
Presero quindi a
intonare canti natalizi a
cui i soldati inglesi dall’altra parte del
fronte risposero con canzoni in inglese.
I
due schieramenti continuarono a
colloquiare scambiandosi a voce gli auguri, fino a
decidere di incontrarsi nella ”terra di nessuno”.
L’artiglieria rimase muta per la notte intera.
La
tregua permise di recuperare le salme dei
soldati caduti cui venne data sepoltura con
vere e proprie cerimonie di sepoltura che
videro soldati di entrambe le parti
piangere insieme i compagni morti.
In
molti settori la tregua durò tutta la
notte. In alcune zone continuò fino a Capodanno e
coinvolse soldati, sottoufficiali e ufficiali.
Che
dire di un simile episodio?
Jeremy
Rifkin, nel suo libro, La civiltà dell’empatia, scrive:
“Si
suppone che il campo di battaglia sia il luogo in cui l’eroismo si
manifesta attraverso la disponibilità a uccidere ed essere uccisi
per una nobile causa, che trascende la vita quotidiana.
Questi
uomini, invece, scelsero di mostrare un altro tipo di coraggio:
si avvicinarono reciprocamente al dolore personale, cercando sollievo
nella condivisione della sofferenza.
La
forza di confortarsi a vicenda scaturiva da un profondo e taciuto
senso di vulnerabilità individuale e da un altrettanto profondo
desiderio di comunione con i propri simili.”
È
il coraggio della vulnerabilità, dell’umanità che ognuno di noi
può cercare e trovare in se stesso quello che dobbiamo portare nella
società, nel quotidiano, nella “terra di nessuno” che ci separa
dall’”altro”.
È difficile, molto difficile, ma io ci credo. È
il mio sogno.
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